Fin dall’antichità, tutti i popoli della terra hanno sviluppato una tradizione di danze, volte ad accompagnare e rendere significativi i momenti più importanti dell’esistenza umana: il lavoro e la lotta per la sopravvivenza, la celebrazione della festa, del raccolto e dell’abbondanza, la propiziazione degli eventi favorevoli, la guarigione delle malattie, la catarsi e la follia, il ringraziamento e la connessione con le forze superiori.
E' così che sono nate le prime forme espressive, i passi, i costumi, le musiche e le coreografie che ruotano attorno al fenomeno e al significato della danza.
Una disciplina che ha dunque accompagnato in tutte le epoche e in tutte le culture le varie fasi dell'esistenza umana, permettendo adattamento e sostenibilità, alla pari di una grande area transizionale che da sempre sa accogliere, contenere e trasformare le ansie, le sofferenze, le gioie e le meraviglie di tutta l'umanità, attraverso il corpo che respira, si muove e danza assieme ad altri corpi.
Le prime esperte di tale disciplina furono alcune danzatrici e coreografe che, intorno agli anni ’40, vennero chiamate, all’interno di talune strutture sanitarie in Usa e Inghilterra, a prestare un ausilio terapeutico attraverso la danza a quei soldati che, di ritorno dal fronte, avevano iniziato ad accusare disturbi o psicosi a causa degli orrori della guerra. Sono state dunque le danzatrici, in altre parole delle artiste, a sperimentare per prime su se stesse e in seguito su altri, il valore terapeutico della danza, senza avvalersi di precisi modelli psicologici né di particolari nozioni relative alle patologie psichiatriche. Da questa matrice, nei decenni successivi si sono sviluppate diverse scuole e modelli di lavoro espressivo-corporeo, grazie all’opera di danzatori e psicologi che hanno cercato di conferire alla danzaterapia i presupposti scientifici necessari per utilizzarla come terapia sostitutiva o di sostegno a quella tradizionale. E’ in questo contesto che alcune danzatrici iniziano a esplorare il valore liberatorio e
terapeutico della danza, partendo dalla propria esperienza personale: a due di esse si deve la genesi della danzaterapia, Marian Chace e Trudy Schoop.
Marian Chace (1896-1970), danzatrice e coreografa statunitense, iniziò a lavorare dapprima con bambini in difficoltà a comunicare verbalmente, sviluppando una specifica tecnica danzatoria basata sul principio che l’azione corporea è correlata a problemi di ordine emozionale.
In seguito, nel 1942, partecipò ad un progetto educativo e riabilitativo per persone affette da disturbi mentali, all'interno dell'ospedale psichiatrico St. Elisabeth di Washington, dove affluivano soldati che tornavano dai campi di battaglia affetti da vari disturbi della personalità.
Marian Chace si occupò di progettare degli interventi diversi in base a specifiche patologie: schizofrenia, depressione, isteria e questo anche grazie all’incontro con Frieda Fromm-Riechmann, psichiatra e analista tedesca allieva di Ferenczi, leader dell’ospedale Chestnut Lodge, nel Maryland, con il quale la Chace collaborò per lungo tempo. Marian Chace ha fondato varie scuole di Danzaterapia e, affinché il suo lavoro non fosse frainteso, ha sostenuto lo sviluppo dell’American Dance Therapy Association di cui è stata la prima presidente tra il 1966 e il 1968.
Trudy Schoop , (1904-1999), attrice e ballerina comica svizzera, ha sempre dichiarato di essersi avvicinata al mondo della danza per placare le sue personali angosce esistenziali. Trudy si trasferì in America alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dove si dedicò unicamente allo sviluppo della danzaterapia.
Singolare fu l’esperienza europea di questa danzatrice: Trudy Schoop era in contatto con il dottor Bleuler all’ospedale psichiatrico Burgholtzi[1] di Zurigo dove veniva spesso chiamata a danzare per i pazienti psichiatrici della più autorevole clinica europea per le malattie mentali.
In America, forte dell’esperienza europea, la Schoop iniziò a lavorare in una clinica psichiatrica, dove attraverso una tecnica unicamente artistica, priva di riferimenti teorici di natura psicologica, elaborò un suo personale modello d’intervento, definito “degli archetipi”, che includeva movimenti quale strisciare, raggomitolarsi, etc. Inoltre, grazie alla sua esperienza di ballerina comica, attraverso i suoi metodi applicati nelle sedute, la Schoop ha dimostrato quanto sia importante portare l'umorismo nella terapia, al momento opportuno. Successivamente lei si dedicò ad insegnare a medici, psicomotricisti e psicologici il suo intuitivo metodo basato sull’espressione artistica e sul linguaggio del corpo. Il successo di queste due artiste non si deve soltanto alla loro sensibilità e alla creatività e senso dell’azione di cui erano indubbiamente dotate, ma anche al fatto che entrambe avevano trovato nella danza il mezzo corporeo, catartico e liberatorio, che consentiva loro di entrare in contatto con individui che non erano più in grado di comunicare mediante la parola.
In Europa un altro grande danzatore e coreografo, Rudolf Laban (1879-1958), ha influenzato enormemente la psicoterapia corporea di W. Reich[2] e anche la maggior parte delle attuali scuole di danzaterapia.
Antesignano del movimento corporeo, Laban era nato a Bratislava nel 1879 e poiché suo padre, militare di carriera, era costretto a frequenti trasferimenti, egli poté fin dall’infanzia conoscere paesi e realtà (Bosnia-Erzegovina, Francia, Austria e Ungheria) che influirono notevolmente sul suo sviluppo intellettuale e culturale.
Laban all’età di trent'anni viveva in Germania a Monaco di Baviera e aveva già definito con chiarezza i suoi interessi professionali, ovvero la danza e il teatro.
Era un uomo notevolmente intraprendente poiché nel 1910 aveva già fondato la sua prima Scuola di Danza a Monaco, scuola che si sviluppò progressivamente e fino al punto di poter contare su ben 25 sedi in tutta la Germania. Nel 1928 iniziarono a chiarirsi le sue idee sul movimento corporeo: fu in quell'epoca che teorizzò un sistema di notazione dei passi, detto anche Notazione Laban o Kinetographie Laban. Nel 1938 dovette espatriare in Gran Bretagna, perché perseguitato dal regime nazista a causa delle sue idee pionieristiche sulla danza in contrasto con le indicazioni culturali del regime nazista. Questo avvenne nonostante nel 1934 Laban fosse stato nominato responsabile per tutta la Germania delle attività di danza nell'ambito del Reichstheaterkammer e sotto le dipendenze dirette del famigerato Goebbels.
In Inghilterra Laban impiegò le sue conoscenze sui movimenti del corpo prima per la riabilitazione dei feriti di guerra, poi per uno studio sistematico che doveva servire per costruire un protocollo per il coordinamento dei movimenti degli operai delle industrie. Nel 1946 la sua ex allieva e compagna Lisa Ullmann apre a Manchester l'Art of Movement Studio, presso il quale Laban può proseguire la propria attività d’insegnante. Negli anni Cinquanta le teorie di Laban sul movimento si diffondono rapidamente all'interno delle istituzioni scolastiche del Regno Unito e la modern educational dance entra a far parte dei programmi di molti istituti secondari e di numerosi colleges. Due diverse compagnie, lo Young Dancers Group (fondato nel 1948) e il British Dance Theatre (fondato nel 1950), operano in quegli anni dirette da suoi assistenti ma sotto la sua personale supervisione, proseguendo la sperimentazione delle sue teorie sul piano creativo.
Le citazioni qui riportate forniscono un'idea abbastanza precisa della correlazione rilevante che Laban intravedeva tra i modelli di movimento del corpo e la vita interiore dell'individuo, tra rappresentazione attraverso il movimento e comprensione della personalità: "la sorprendente struttura del corpo umano con le sue incredibili possibilità d'azione rappresenta uno dei maggiori miracoli dell'esistenza. Ogni fase del movimento, ogni minimo trasferimento di peso, ogni singolo gesto di qualsiasi parte del corpo rivela un aspetto della nostra vita interiore. Ogni movimento ha origine da una sollecitazione interna, causata da un’impressione sensoriale immediata o da una complicata catena di impressioni sensoriali già esperite e fissate nella memoria. Questa stimolazione dà luogo a un volontario o involontario sforzo interiore o impulso al movimento." E: "la rappresentazione attraverso il movimento è una sintesi, ossia il processo unificante che culmina nella comprensione della personalità nel sempre mutevole flusso della vita". [3] E' sorprendente come sia Laban sia Reich sia pur con le debite differenze, attribuiscano al corpo e al movimento (o blocco nel movimento) significative correlazioni con lo sviluppo degli atteggiamenti interiori o degli specifici tipi caratteriali di cui è composta la varietà individuale: "La varietà dei caratteri umani dipende dall'enorme numero di atteggiamenti possibili verso i fattori di movimento [peso, spazio, tempo, flusso] […] questi atteggiamenti interiori abituali costituiscono gli indizi basilari di ciò che chiamiamo carattere e temperamento”.[4]
Danzaterapeute come Mary Stark Whitehouse (1911-1979), creatrice del Movimento Autentico[5] e Joan Chodorow, sua allieva, furono invece grandemente influenzate dall'opera di Jung.
In particolare la Chodorow, che é psicoanalista junghiana e danzaterapeuta, ha sostenuto che il gioco, in altre parole il processo creativo, é completamente intrecciato con il processo di sviluppo psicologico dei bambini.
La Chodorow ed Ethel Young (un'insegnante direttrice di una scuola d'infanzia di Los Angeles per la quale la Chodorow stessa aveva lavorato negli anni '60), elaborarono insieme un programma di lavoro con i bambini che partiva dall'idea dell'importanza dell'arte e della creatività nell'educazione della prima infanzia.
Danza, pittura, modellare, creta, mascherarsi erano i molti linguaggi attraverso i quali i bambini potevano esprimere e organizzare le proprie esperienze.
La Danzaterapia si presenta dunque come una disciplina lontana da valori tecnici o agonistici o da esigenze estetiche particolari, perché unicamente rivolta alla ricerca del contatto con il benessere, la salute psico-corporea e la consapevolezza di sé, da cui la sua finalità eminentemente e indirettamente terapeutica, che bandisce ogni intento produttivo o prestazionale.
Ciò che di bello prende forma nella danza avviene perché il processo creativo è stato stimolato e sostenuto e i partecipanti al rito danzatorio sono stati liberi di essere se stessi.
Danzando possiamo vivere, gioire, stupirci, riflettere, entrare nella profondità di noi stessi e ritornare nuovi e diversi.
Articolo a cura di Nicola Sensale, riproduzione parziale o totale del presente articolo ammessa, citando l'autore medesimo.
[1] Al Burgholtzi erano transitati in particolare Jung e Rorschach.
[2] La seconda moglie di Reich, Elsa Lindemberg, era stata allieva di Laban.
[3] Rudolf Laban, L'arte del movimento, Ephemeria Editore,
[4] ibidem
[5] Il “Movimento Autentico” rappresenta una modalità terapeutica particolare utilizzata nella DanzaMovimentoTerapia ad indirizzo psicodinamico e anche una pratica di crescita personale e spirituale. Questa “disciplina” affonda le sue radici nell’orientamento junghiano e si è sviluppata dai primi anni Sessanta negli Stati Uniti d’America. La danzaterapeuta Mary Stark Whitehouse ha messo a punto questo approccio unificando processi di Danza Movimento Terapia con aspetti della psicologia del profondo. Come Jung mette in luce che nell’esperienza dell’immaginazione attiva solitamente qualcosa d’imprevisto emerge dall’inconscio e viene a patti con la coscienza attivando la “funzione trascendente”, così la Whitehouse ritrova un parallelismo fra l’esperienza di “muoversi” e quella di “lasciarsi muovere o essere mossi”.
Comments